mercoledì 21 settembre 2011

Conoscere se stessi per vivere in armonia con l’universo

Antony De Mello, filosofo e psicologo, raccontava di una donna che in punto di morte, ebbe la sensazione di trovarsi di fronte al torno di Dio.
Una voce, le chiese: ”Chi sei?” “sono la moglie del sindaco!”,
”Non ti ho chiesto di chi sei moglie, ma chi sei tu”.
“Sono una maestra di scuole!
“Non ti ho chiesto che lavoro fai, ma chi sei tu?” “Sono una cristiana!”
“Non ti ho chiesto di che religione sei, ma chi sei tu?”. “sono una che andava tutti i giorni in chiesa e aiutava i poveri e i bisognosi!” “non ti ho chiesto quali virtù praticavi, ma chi sei tu?”
Naturalmente la donna non superò l’esame per entrare in Paradiso e fu rimandata sulla terra.
Uscendo dal coma, con le dovute cure mediche guarì. Rifletté per un po’ su quanto aveva vissuto e quando ebbe consapevolezza di sé, cambio totalmente il suo modo di vivere.
La sua vita non fu più uno stretto sentiero ma una pianura aperta dove confluivano tante strade.
Capì che la vita rassomiglia ad un uccello che non lascia traccia del suo volo nel cielo: noi non siamo l’identità che ci siamo dati…la verità che ci fa liberi è di solito quella che non vorremmo udire.
Finalmente aveva scoperto che quando affermava che un cosa non era vera, molto spesso ciò significava che non le piaceva.
L’esperienza le aveva insegnato che per conoscere le cose bisognava essere colti.
Per conoscere gli altri occorreva diventare saggi.
Per conoscere se stessi bisognava essere illuminati.
Essere illuminati è una sfida che ha il fulcro nello sviluppo dell’interdisciplina creativa, capace di aiutare l’uomo diventato un arcipelago in movimento, aggregazione transitoria, connessione plurima...
(A.:De Mello, La preghiera della rana)

La riflessione suggerita dal nuovo millennio sulle condizioni dell’umanità mette in evidenza poche luci e molte ombre. Sviluppo tecnologico sempre più inquinante, malessere sociale e degrado relazionale non si fermano. Bombardamenti mass mediatici insultano l’anima e veicolano un sentimentalismo privo di valori. I più confondono sentimenti con sentimentalismo. Non si desidera il sentimento. Mancano i linguaggi dei sentimenti. Si scavalcano gli affetti con la strategia dell’usa e getta. Si raggelano le relazioni. Scarseggiano i filtri educativi. Ci ingozziamo di spazzatura psicologica. Ci sono tre domande a cui non si vuole rispondere: “Che valore ha la vita? Perché vivo? Chi sono?” Dare una risposta significa smettere di rimanere nell’ambiguità, spiazzare il nostro infantilismo, prendere la vita totalmente nelle nostre mani e avere il coraggio di diventare imprenditori del nostro destino. Tutti crediamo di saper vivere e di conoscerci, mentre in realtà tiriamo avanti.
Conoscersi dipende dall’arte di essere naturali senza dimenticare che la conoscenza del mondo interiore è diversa dal mondo esteriore. Riflettere non è la stessa cosa che osservare. Montale scrive che il mondo esteriore è più aggressivo rispetto alla dinamica del mondo interiore e che per avere consapevolezza di se occorre equilibrare questo grande dislivello. Come? mediante l’esperienza del reale che, all’inizio è sempre una spiegazione genetica, ma, poi, si va arricchendo attraverso i vari vissuti che si influenzano reciprocamente e talvolta, avvicinandosi troppo, generano conflitti.
La conoscenza di sé, proprio come il cibo, è influenzata dal piacere, dalla simpatia, dall’odio, dal fastidio. Quindi apprendere vuol dire mettere dentro di sé conoscenze e consapevolezze appaganti e gratificanti. Digerire il cibo della mente senza anoressie o bulimia. Capire qualcosa di noi comporta un atteggiamento mentale come quando si cerca di capire una poesia o di interpretare il quadro di un’artista. Per comprendere la nostra identità dobbiamo sognare ad occhi aperti e chiusi, dobbiamo favorire l’emergere delle emozioni, dei sentimenti, delle passioni, delle immaginazioni delle fantasticherie, dell’abbandono ai ricordi. Dobbiamo far dialogare i due emisferi del cervello e far loro imparare a prestarsi ascolto; dobbiamo far incontrare il coscio e l’incoscio per fargli parlare la stessa lingua, dobbiamo togliere la confusione dal generatore della nostra energia vitale quando si incontrano pulsioni, sentimenti e ragionamenti e fare emergere l’Anima. Per Hilman l’Anima è il luogo della sorgente dove si costruiscono l’albero delle emozioni, la ragione e la follia. Sentire la voce dell’anima significa guardare dentro di noi e visitare le contrade del nostra panorama interiore, e mettere tra parentesi la propria storia contingente e lasciare errare il proprio spirito in un piacevole volo libero tipico del sogno. La dimensione spirituale delle immagini dell’anima perfeziona l’idea di realtà.
Non ha senso desertificare la propria storia. Anche quando sembra che il mondo vada in frantumi, occorre sempre ricordarsi di essere una persona sorprendente: un uomo/donna forte che sa badare a se stesso. Un uccello non ha bisogno di prendere lezioni per imparare a costruire il nido, né deve frequentare corsi di volo per imparare a spostarsi nel cielo. Tutti gli animali possiede l’istinto alla vita, ma gli uomini hanno qualcosa in più: l’immaginazione creativa, la grande sorgente dell’attività umana, la forza che va sempre nella direzione giusta, la guida che conduce sempre ad un solo scopo: vivere.

1 commento:

  1. "Non ha senso desertificare la propria storia", quanto è vera questa frase!
    Molto bello e interessante

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