venerdì 31 agosto 2012

Thich Nhat Hanh - Il cuore del cosmo



‎"Se sei in conflitto con un’altra persona, la prima cosa che dovresti fare è cercare di capirla a fondo. Guardare in profondità ti farà vedere la sua sofferenza e allora non avrai più voglia di farle del male, di punirla o di farla soffrire, ma accetterai così com’è e cercherai di aiutarla. E’ così che la comprensione contribuisce a rendere possibile l’amore. A sua volta l’amore aiuta la comprensione ad approfondirsi: quando provi simpatia o affetto per qualcuno, sei in una posizione per capirlo o capirla. Se invece non hai alcuna empatia per quella persona, se non l’accetti, non avrai alcuna possibilità di capirla."


Parodia

LE PERSONE DOLCI NON SONO INGENUE


Le persone dolci non sono ingenue. Né stupide, né tantomeno indifese. Anzi, sono così forti da potersi permettere di non indossare alcuna maschera. Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici.

martedì 28 agosto 2012

La forchetta, un racconto che ci fa sperare...

Una giovane donna ha appena saputo di avere una malattia terribile e che le restano solo tre mesi di vita.
Chiama il parroco per le sue ultime volontà. 
Sceglie gli abiti che indosserà, la musica, le parole e le canzoni.
 Quando il parroco sta  per andarsene lo trattiene per un braccio. 
- “C’è un’altra cosa …” 
- “Dica” 
- “Questo è importante. Voglio che mi si sotterrino con una forchetta nella mano destra!”
 Il parroco è molto sorpreso … 
- “La cosa la meraviglia, vero?” 
- “Per essere sincero sono piuttosto perplesso dalla sua richiesta” 
- “Dunque! Mia nonna mi ha raccontato questa storia ed io ho sempre provato a trasmettere questo messaggio a tutti quelli che amo ed hanno bisogno di incoraggiamento. 
” In tutti i miei anni di partecipazione ad eventi sociali e pranzi ricordo che sempre c’era qualcuno che piegandosi verso di me diceva – tenga la sua forchetta! – ed era il momento che preferivo perché sapevo che qualcosa di meglio sarebbe arrivato, come una torta, una mousse al cioccolato od una torta di mele.





Qualcosa di meraviglioso e di sostanza. ”Quando la gente mi vedrà nella cassa da morto con una forchetta nella mano, voglio che si chiedano: 
- Perché quella forchetta? – ed allora lei potrà rispondere: 
- Tenete sempre la vostra forchetta perché il meglio deve ancora arrivare! -” 
Il parroco, con le lacrime agli occhi, stringe forte la giovane donna per darle l’arrivederci. 
Sa che non la rivedrà mai più viva. E sa che quella donna aveva un’idea del paradiso molto migliore sia della sua che di tanta altra gente.

Lei SAPEVA che qualcosa di meglio sarebbe successo. 
Ai funerali la gente sfilava davanti alla cassa della giovane donna e vedevano sia il suo bel vestito che la forchetta nella mano destra. 
Tutt’a un tratto il parroco sentì l’attesa domanda: 
- “Perché la forchetta?” e sorrise.


Durante la predica, il parroco raccontò la conversazione avuta con la giovane donna alla vigilia della sua morte e raccontò loro la storia della forchetta dicendo che non riusciva a smettere di pensarci e che da allora in poi anche loro, ogni volta che avessero avuto nella mano una forchetta, avrebbero dovuto permetterle di ricordar loro che il meglio doveva ancora avvenire.



ECCEZIONALE RINVENIMENTO SUL MASSICCIO DELLE TOFANE NELLE DOLOMITI


Cortina, trovati gli nell'ambra
gli acari più antichi del mondo

Sono vissuti nel Triassico 230 milioni di anni fa. Finora gli esemplari più antichi risalivano a 100 milioni di anni dopo


A sinistra Triasacarus fedelei, a destra Ampezzoa triassica (Ap)

MILANO - Sono stati rinvenuti sulle Dolomiti, sotto le Tofane, le montagne che sovrastano la conca di Cortina d’Ampezzo, gli invertebrati più antichi del mondo conservati in ambra. Una scoperta eccezionale che sposta indietro di ben 100 milioni di anni le precedenti scoperte di insetti inglobati nelle resine fossili. A rivelarlo è uno studio internazionale realizzato dall’Istituto di geoscienze e georisorsedel Consiglio nazionale delle ricerche (Igg-Cnr) e dall’Università di Padova, in collaborazione con l’Università di Göttingen e con il Museo di storia naturale di New York, e pubblicato su Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences).
AMBRA - L’ambra delle Tofane conserva nelle sue gocce le più antiche inclusioni di organismi vissuti sulla Terra. Una testimonianza eccezionale, il più antico «atlante» di microrganismi, batteri, alghe, funghi e protozoi, e ora anche di invertebrati, attraverso il quale si è aperta una finestra molto nitida sulle caratteristiche della vita e del clima intorno ai 230 milioni di anni fa, quando i primi dinosauri si stavano evolvendo. «Prima del presente studio, però», spiega Eugenio Ragazzi dell’Università di Padova, «le più vecchie inclusioni di organismi animali in ambra risalivano a circa 130 milioni di anni fa: la nuova scoperta sposta quindi le lancette indietro nel tempo di ben 100 milioni di anni rispetto a ogni precedente ritrovamento di organismi inglobati in ambra».
CONSERVAZIONE ECCEZIONALE - Grazie all’eccezionale stato di conservazione, per due dei tre artropodi sono state coniate anche nuove specie, chiamate Ampezzoa triassica eTriasacarus fedelei, in onore del cortinese Paolo Fedele che nel 1997 ha segnalato il giacimento che ha permesso tutte le successive ricerche. «Esistono ambre del Cretaceo, che presentano numerosissime inclusioni di insetti, ma sono 100 milioni di anni più recenti», spiega Guido Roghi dell’Igg-Cnr, coautore della ricerca.
LA SCOPERTA - «Quelli scoperti a Cortina sono due acari e un moscerino, risalenti al periodo Triassico, e hanno le dimensioni di pochi millimetri», continua Roghi. «Quelle degli acari sono larve con ben evidenti tutte le loro appendici, l’insetto invece è un dittero, un moscerino, e appartengono a specie oggi estinte. Per individuare questi invertebrati sono state esaminate con un lavoro molto lungo oltre 50 mila goccioline di ambra. Si è dovuto “affettarle” una a una in più fettine e levigarle perché potessero essere osservate al microscopio». Solo in tre goccioline sono stati trovati gli invertebrati. Gli acari hanno corpo lungo e segmentato, due paia di zampe invece delle quattro solitamente presenti negli acari odierni», aggiunge Roghi, «un peculiare apparato boccale e artigli piumati, caratteristiche che dimostrano come questi artropodi avessero tratti distintivi e specializzati già nel Triassico, decine di milioni di anni prima della comparsa delle piante da fiore di cui si nutrono oggi quasi tutti gli acari. Allora invece dovevano necessariamente nutrirsi di antiche conifere». E fa un’ipotesi: «Poiché questi artropodi fossili sono stati trovati nelle galle, strutture vegetali che la pianta produce per proteggersi dalle punture degli insetti, è possibile e forse probabile che siano stati quelli stessi invertebrati a pungere le piante, che poi per difendersi hanno essudato la resina che li ha inglobati, divenendo poi ambra».
EVOLUZIONE - Quando apparvero le prime piante con fiore, quindi, questi artropodi modificarono le loro abitudini alimentari: «Grazie al loro adattamento ambientale hanno superato le grandi estinzioni al termine del Cretacico (65 milioni di anni fa)», concludono i ricercatori. «Se nel Permiano (252 milioni di anni fa) si erano estinte il 96% di tutte le specie marine e il 70% di quelle dei vertebrati terrestri, questo studio chiarisce che nel Triassico (230 milioni di anni fa) esistevano organismi animali persistenti anche a cambiamenti enormi».

sabato 18 agosto 2012

Il pulcino Pio

De Chirico e le piazze senza tempo



Piazze d’Italia. Dove si decide la vita della città, incrocio di politica e società, dove si aggregano i pensieri per poi – immagine metafisica percepibile a pochi – riversarsi sulla gente e sullo spazio circostante.

Piazza come il foro romano, come l’agorà ateniese, come le piazze (profondamente legate agli esempi greco-romani) di Giorgio De Chirico, personaggio del nostro tempo capace di rappresentare la realtà in una visione nuova, deformata dall’animo e posta in un ambiente illogico, di cui continua a mostrarne i tratti.

Un’andata e ritorno della realtà, dal fisico al metafisico, e dal metafisico ancora al fisico.

Le opere metafisiche di De Chirico, personaggio inquietante ed enigmatico, contraddittorio ed incomprensibile, sono caratterizzate da un diversificato ventaglio di soggetti e tematiche, tutte legate alla sua formazione culturale (la Grecia e il mito, la filosofia e la letteratura) e dall’enorme capacità percettiva dell’artista, che riesce a guardare dentro la realtà, e distorcere la fisicità in una nuova dimensione. Dai manichini alle piazze, dai cavalli alle nature morte, dai ritratti ai paesaggi, in ogni passaggio della sua carriera artistica, De Chirico è sempre un metafisico in modo naturale, e così come affermava qualche anno fa in un’intervista rilasciata ad “Arte” la sua seconda moglie Isabella Far, De Chirico:

“La metafisica l’ha sentita, sognata, vista, in un sogno allo stato di veglia. E non la rinnegò mai, anche se dipinse nature morte e paesaggi veneziani.”


Come nasce un quadro metafisico? Come si può modificare la realtà eppur rappresentarla? L’artista stesso ce lo suggerisce in un commento al suo primo quadro metafisico, (Enigma di un pomeriggio d’autunno del 1910)



“…in un limpido pomeriggio autunnale ero seduto su una panca al centro di piazza Santa Croce a Firenze. Naturalmente non era la prima volta che vedevo quella piazza: ero uscito da una lunga e dolorosa malattia intestinale ed ero quasi in uno stato di morbida sensibilità. Tutto il mondo che mi circondava, finanche il marmo degli edifici e delle fontane, mi sembrava convalescente. Al centro della piazza si erge una statua di Dante, vestita di una lunga tunica, il quale tiene le sue opere strette al proprio corpo e il capo coronato d’alloro pensosamente reclinato… Il sole autunnale, caldo e forte, rischiarava la statua e la facciata della chiesa. Allora ebbi la strana impressione di guardare quelle cose per la prima volta, e la composizione del dipinto si rivelò all’occhio della mia mente. Ora, ogni volta che guardo questo quadro, rivedo ancora quel momento. Nondimeno il momento è un enigma per me, in quanto esso è inesplicabile. Mi piace anche chiamare enigma l’opera ad esso riservata”.
Ecco! Il momento in cui l’occhio della mente guarda e percepisce la rivelazione, il momento in cui l’immagine si sdoppia e il tempo degli orologi si ferma), un tempo che riprende a scorrere con i treni che passano (L’incertezza del poeta, 1913, Canto d’Amore 1914), dietro muri, lontani, persi all’orizzonte, di cui abbiamo conoscenza come confini esistenti ma irraggiungibili. Ma la piazza muta. Non è mai statica esistenza, ma è la vita che si muove, che costruisce (Nostalgia dell’infinito, 1913) e la Torre rossa, 1913), che perde gli accenni all’antichità e ne cerca di nuovi, tra le ombre dei portici e il desiderio di luce.


E poi ad un tratto, quando la presenza umana si è rilegata a sagome abbozzate e piccoli segni, rifiuti che non si possono rinnegare, né cancellare, arrivano i manichini, la nuova umanità, la filosofia, la saggezza, il pensiero. Allo stesso tempo ispirati ma dissimili da quelle figure che le piazze avevano ospitato fin’ora. Eccoli i nostri nuovi protagonisti, la rinascita di una vita fissa in una figura immobile, eppure più viva. Della serie dei manichini il quadro più famoso è certamente Le Muse inquietanti (1918) ispirato al soggiorno ferrarese dell’artista, che già qualche anno prima aveva avuto cura di rappresentare la vita cittadina attraverso “La rivolta del saggio“, includendo in uno stesso “scatto” gli oggetti della vita quotidiana fino a farne una perfetta natura morta.

Sono loro le nostre ispiratrici, la chiave che svela l’enigma, Le Muse inquietanti, silenziose e sole, senza possibilità di pubblico, semplicemente collocate in una memorabilia urbis circondata dalle moderne ciminiere fumanti, un castello silenzioso e la città stessa che le avvolge e forse imprigiona. C’è qualcosa di irrazionale in questa piazza, suggerisce la mente attenta. L’irrazionalità di una realtà trasfigurata, di una città nuova eppur solita, sono io o sei tu?

C’è un segreto che ci è nascosto. C’è un messaggio che dovremmo capire, scorgere nei colori caldi e fermi, privi di vibrazioni atmosferiche, in quella luce bassa opposta alle lunghe e definite ombre. Lo spazio, il nostro spazio, si è fatto allucinante. E’ un luogo sognato? Esiste ancora la vita? Il filtro della mente e l’intuizione del genio.

Le nostre piazze come quelle di De Chirico.
Piazze d’Italia popolate di manichini, siamo noi e sono loro, luoghi veri dalla logica impossibile, dove non c’è più il tempo, ma orologi fermi e treni che vanno, e che non arriveranno mai.

venerdì 17 agosto 2012

Il Parco dei Laghi di Plitvice in Croazia

In una valle circondata da montagne boscose, si estende il Parco dei Laghi di Plitvice: sedici specchi d’acqua di origine carsica che riflettono, in un susseguirsi di cascate e cascatelle, la lussureggiante vegetazione di una delle più interessanti aree naturalistiche della Croazia. Ruscelli e piccoli fiumi alimentano i laghi, la cui trasparenza cristallina, che gioca tra il verde e l’azzurro, dal 1979 è iscritta nel Registro del Patrimonio Naturale dell’Unesco.











giovedì 16 agosto 2012

Punat - Croazia

Punat è un paese ubicato nella costa orientale della baia “Puntarska draga”, nella parte sud dell’isola di Krk, a soli 8 km dalla città di Krk. Le prime tracce di colonizzazione risalgono dalla preistoria, tramite gli illirici, fino ai Greci e Romani. Si ritiene che il nome Punat risale dalla parola latina Pons, che significa ponte, perché è possibile che esistesse un ponte che univa lo stretto passaggio nella baia di Punat, dal sud. Il nome viene, per la prima volta, menzionato nei documenti scritti, nel 1377.

La base economica all’epoca era composta dall’agricoltura, viticoltura, coltivazione delle olive, pesca, allevamento di pecore e costruzione navale, particolarmente in legno, oggi, oltre il commercio, prevale il turismo, in particolare quello nautico. Delle antiche attività oggi sono rimaste la pesca, l’allevamento delle pecore, mentre quasi ogni famiglia coltiva le olive. Di fronte al paese, nella parte centrale della baia bassa, è ubicata un’isoletta boscosa Košljun.

Punat – all’epoca famoso cantiere per le barche in legno e sede di una forte associazione di navi a vapore – oggi è diventata una famosa destinazione turistica, grazie alla valorizzazione dei valori escursionistici e turistici dell’isoletta Košljun, ed una tra le più grandi e più attrezzata marina turistica sulla costa orientale dell’Adriatico. Grazie all’attività della marina nell’arco dell’intero anno ed alle manifestazioni, la regata “Croatia cup” e le “Giornate delle Olive”, gli stranieri visitano la Punat anche fuori stagione turistica.

Le spiagge ed i parchi ottimamente curati, una ricca vegetazione, alberghi, pensioni, case per vacanza, la Marina Punat – porto madre a tutti coloro che godono delle bellezze del mare ed isole croate, la possibilità di praticare attività sportive e ricreative (vela, sub, sci, windsurf, tennis, acqua park, minigolf, passeggiate, bocce), i piatti locali che vengono offerti nelle numerose cantine e ristoranti, l’offerta culturale – particolarmente dell’isoletta Košljun – presentano la Punat quale centro turistico molto visitato.

La città di Punat è attorniata da uliveti, così il famoso olio d’oliva di Punat non è indicato solamente per un uso gastronomico, ma, nelle quantità giuste, anche terapeutico.





Krk - Croazia

L' isola di Krk é la più grande perla nella collana delle circa mille isole isolette che fiancheggiano la costa croata dell'adriatico. E' una perla che di volta in volta si circonda di un diverso splendore nei bellissimi colori di un paesaggio incontaminato e di un mare cristallino.
L'isola di Krk si adagia nell'omonimo golfo sulla costa sud occidentale dell'isola.
L'isola di Krk ha un aeroporto destinato anche ai voli internazionali degli aerei più grandi. L' Isola si trova a 30 km da Rijeka e dalla stazione ferroviaria da dove giornalmente partono i treni per l'Italia, l'Austria, la Germania, l'Ungheria. Giornalmente partono da Rijeka anche autobus per Trieste.
La molteplicita' dei collegamenti con la parte continentale, le ben attrezzate strutture turistiche, la costa frastagliata, ricca di baie e di piccole insenature che si affacciano sul mare cristallino, i suggestivi paesaggi e le numerose occasioni di divertimento fanno di Krk una meta tra le più richieste e frequentate dal turismo intenazionale. E' un' isola particolare, un mondo a se stante, irripetibile nella sua purezza e nella sua quiete eppure così facilmente raggiungibile: un ponte che parte da Kraljevica la collega alla terraferma.
L'isola di Krk si trova a 120 km da Trieste ed è l'isola più settentrionale del Mediterraneo, facilmente raggiungibile. Nonostante la posizione così a nord rispetto alle altre isole, gode di un clima estremamente felice, con una temperatura media annua di 4 gradi più alta. L'acqua potabile è di ottima qualità e viene regolarmente controllata. Nella maggior parte dei casi, i centri turistici e costieri sfruttano l'acqua di sorgenti sotterranee. Le isole quarnerine Krk Cres e Losinj possiedono delle sorgenti in loco mentre l'isola di Rab viene rifornita dall costa per mezzo di un acquedotto sottomarino. Le norme doganali della Repubblica di Croazia sono conformi agli standard dei paesi dell’EU. La nostra valuta si importa ed esporta liberamente, mentre per la valuta nazionale il limite e 2000 kn. Attrezzatura professionale e tecnica di valore piuttosto alto deve essere dichiarata alla frontiera.
Per raggiungere l'isola è necessario attraversare il ponte di Kraljevica (lungo 1.309 metri).





Una ragazza cinese canta "Someone like you" come Adele

Ha solo 19 anni questa ragazza cinese e canta esattamente come Adele. Si chiama Zheng Hong e la sua versione della famosa "Someone like you" ha stupito tutti a Voice of China, la versione locale di X-Factor, e l'ha già fatta diventare una star.

mercoledì 15 agosto 2012

Perché si festeggia il Ferragosto?


Già che ci siamo, buon Ferragosto a tutti! - Foto del lettore <a href="http://i.focus.it/Scheda_media.aspx?idc=2421816" target="_blank">casasicilia</a>
Già che ci siamo, buon Ferragosto a tutti! 

Il nome della ricorrenza deriva dal latino feriae Augusti (riposo di Augusto), in onore di Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, da cui prende il nome il mese di agosto. Era un periodo di riposo e di festeggiamenti istituito dall’imperatore stesso nel 18 a. C., che traeva origine dalla tradizione dei Consualia, feste che celebravano la fine dei lavori agricoli, dedicate a Conso che, nella religione romana, era il dio della terra e della fertilità. In tutto l’Impero si organizzavano feste e corse di cavalli, e gli animali da tiro, inutilizzati per i lavori nei campi, venivano adornati di fiori. Inoltre, era usanza che, in questi giorni, i contadini facessero gli auguri ai proprietari dei terreni, ricevendo in cambio una mancia.

Da festa pagana a festa cattolica
La ricorrenza fu assimilata dalla Chiesa cattolica: intorno al VII secolo, si iniziò a celebrare l’Assunzione di Maria, festività che fu fissata il 15 agosto. Il dogma dell’Assunzione (riconosciuto come tale solo nel 1950) stabilisce che la Vergine Maria sia stata assunta, cioè accolta, in cielo sia con l’anima che con il corpo.