Le mail sono un patrimonio importante. A livello mondiale rappresentano un immenso archivio; a partire dal 1971, quando venne inviata la prima, gli utenti di e-mail sono diventati 1,8 miliardi , utilizzano 2.9 miliardi di account, e l’uso è cambiato drasticamente coprendo ogni aspetto della nostra vita. I messaggi conservati nei computer anno dopo anno posso rappresentare una sorta di data base delle nostre esistenze, dai nostri amori ai nostri lavori. e soprattutto contengono informazioni importanti che a volte è utile richiamare. Registrano passivamente ogni nostra azione e ogni nostro pensiero. Il motore di ricerca del proprio programma di posta dà una mano. Ma si tratta di una ricerca lineare, che non crea collegamenti o suggerisce relazioni.
E-mail al setaccio. Per questo un gruppo di ricercatori della Stanford University ha messo a punto Muse (Memories using email), un programma che permette di navigare nei messaggi richiamando nomi, parole, connessioni e raggruppandole secondo i criteri che più ci interessano, compresa la più banale, ma interessante, ricerca dei mesi o dei periodi in cui si è stati più felici, o innamorati, o impegnati.
Il programma è in grado di individuare i momenti di maggiore impegno lavorativo, le crisi economiche, i periodi in cui si sono avuti problemi di salute, o i momenti felici, perché con un algoritmo di data mining identifica le parole contenute nelle email che esprimono le varie sensazioni, e che possono essere modificate dall’utente per meglio profilare la ricerca. Ma può anche individuare gli schemi di relazione con gruppi di persone, sulla base dei messaggi scambiati e dei gruppi di indirizzi, rivelando anche, nel caso fosse sfuggito, le relazioni che una persona della propria rubrica ha con altre.
Muse per ora funziona meglio con account su Gmail, Yahoo, Hotmail e richiede l’ultimo aggiornamento di Java. Il server sul web fornito dall’Università di Stanford consente la navigazione negli archivi via Internet, con il browser preferito..
Algoritmo di data mininig. I risultati non sono di immediata comprensione. Ma con un po’ di pratica si possono scoprire molte cose, compresi messaggi che erano stati completamente dimenticati. Gli ideatori di Muse consigliano di partire dalla cartella dei messaggi inviati, quelli che riflettono di più i pensieri e le azioni dell’utente. Viceversa la Inbox, assume dimensioni esagerate (in media 4.8 persone in più) e contiene messaggi non richiesti di comunicazione e pubblicità. Una volta lanciato, Muse analizza i messaggi con un algoritmo e indicizza i loro contenuti e gli attach (comprese le foto), e costruisce collezioni di contatti che potevano non essere stati raggruppati nello stesso modo dall’utente. Un gruppo infatti può essere composto da gente che non appare nella stessa lista di indirizzi, ma che spesso veicola messaggi su altri canali. Muse rivela anche se all’interno di un gruppo esistono sottogruppi che hanno una forte identità.
Uno strumento del genere potrebbe fare la felicità di ogni servizio commerciale. I dati personali però, quando si lancia Muse, restano sul computer, e non vengono in nessun modo condivisi. Ma navigare con questo sistema all’interno dei propri dati, può far capire di quale ricchezza dispone Facebook, che possiede ogni informazione pubblicata sul social network.
interessante! Vista la quantità di mail che ho accumulato in più di dieci anni, questo programma sarebbe proprio utile!
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