giovedì 1 settembre 2011


Il mito di Apollo e Dafne
Dopo aver ucciso il serpente Pitone, Apollo si sentì particolarmente fiero di sé, cosi' si vantò della sua impresa con Cupido, dio dell’Amore, prendendolo in giro per il fatto che anche lui portasse arco e frecce, ma adatte ad un bambino.
Il dio dell’amore, profondamente ferito dalle parole di Apollo,
volò in cima al monte Parnaso e lì preparò la sua vendetta:
prese due frecce, una ben acuminata e dorata, per far nascere la passione, che scagliò nel cuore di Apollo ed un’altra, spuntata e di piombo, destinata a respingere l'amore, che scagliò nel cuore di Dafne.
Apollo si sarebbe invaghito della ninfa che a sua volta, colpita con la freccia di piombo, avrebbe rifiutato l'amore offerto. 
scultura del Bernini che rappresenta Apollo nell'intento i prendere  Dafne mentre costei si trasforma in albero di AlloroCosi' Cupido avrebbe dimostrato ad Apollo, la potenza del suo arco.
Apollo cerco' la ninfa per giorni, per tutta la foresta, disperato per l'amore quando finalmente la trovo' e nascosto osservo' la scena.
Il dio Peneo emerse dalle acque e si appoggiò alla riva.
Aveva una lunga barba verde che gli fluttuava fino alla cintola e in mano stringeva un ciuffo di papiri.
Girò gli occhi per vedere la sua figlia prediletta,
Dafne, che si lavava i lucenti capelli verde oro. Voleva farle un regalo, perché proprio quella mattina si era trovato accanto al letto un mazzolino di calle palustri. Dafne sapeva quanto gli piacessero quei bei fiori gialli. Dafne si sentiva inquieta.
Era una splendida mattina d'estate, l'aria era calma e immobile.

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