sabato 29 ottobre 2011

Il cyborg? E’ un ratto e ha un chip al posto del cervelletto

E’ nato il primo vero cyborg. Non si tratta di un uomo che ha un chip impiantato nel braccio, utile solo per aprire le porte, dialogare con un computer, o ricordare i suoi dati sanitari. Tutto questo è già possibile. E’ invece un primo tentativo di effettuare la sintesi tra organismi biologici e sistemi artificiali, come previsto nei romanzi di fantascienza di William Gibson. Il cyborg in questione infatti ha un chip che sostituisce alcune funzioni del cervello, che risponde agli stimoli e alle sollecitazioni di altre aree cerebrali e della periferia del corpo, e che viene comandato in modo autonomo. Si tratta dunque di uno strumento flessibile, che consente una modellazione dello stimolo, che viaggia in entrambe le direzioni, e non solo verso o dall’oggetto.
Cervello artificiale. Per ora il cyborg è un ratto, ma visti i primi risultati, è molto probabile che la tecnologia utilizzata possa essere poi estesa anche agli umani.
Un gruppo di scienziati dell’Università di Tel Aviv ha infatti messo a punto un cervelletto artificiale che riceve stimoli dal cervello e, dopo averli interpretati, li rimanda alle regioni interessate , e da lì agli arti, per produrre un movimento. Il cervelletto infatti è l’organo preposto alla coordinazione e apprendimento dei movimenti, regolazione del tono muscolare.
L’esperimento è stato svolti su ratti ai quali erano state disattivate le connessioni tra cervello e cervelletto. In questa situazione, erano incapaci di imparare e compiere semplici azioni, quelle tipiche a cui sono sottoposti i ratti in laboratorio: per esempio imparare a strizzare gli occhi quando un campanello viene fatto suonare. Per svolgere questo piccolo sforzo, il ratto deve imparare il riflesso motorio, ovvero la risposta automatica relativa a un comando impartito dal sistema nervoso. Ma ovviamente senza l’azione di mediazione del cervelletto non riesce a portare a termine il compito. Una volta che il cervelletto artificiale è stato collegato esternamente, le funzioni sono state ripristinate, e i ratti sono riusciti a reagire.
Il futuro dell’ippocampo. E’ chiaro che poco interessa per ora permettere a un uomo di eseguire un comando istintivo in seguito a uno stimolo sonoro. Ma la ricerca ha dimostrato che non solo è possibile collegare elettricamente un apparecchio al cervello, ma che lo stimolo può essere interpretato correttamente e può circolare in entrambi sensi dalla fonte alla periferia. La prossima sfida sarà capire come agire in cervelli e azioni più complesse, che coinvolgono aree più vaste del cervelletto. Una volta stabilito il principio di funzionamento infatti sarà possibile sostituire anche aree dell’ippocampo o della corteccia visiva, e, forse, aiutare persone colpite da ictus, o da danni cerebrali. Ma come spesso avviene con le notizie scientifiche, per ora è meglio dimenticare tutto: il cyborg umano resta un personaggio del futuro. Secondo i ricercatori ci vorranno almeno altri vent’anni.

1 commento:

  1. molto interessante! spero possa aiutare le persone colpita da ictus o alzheimer o parkinson. ma che impressione il topolino con gli elettrodi nella testa

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