E’ nato il primo vero cyborg. Non si tratta di un uomo che ha un chip impiantato nel braccio, utile solo per aprire le porte, dialogare con un computer, o ricordare i suoi dati sanitari. Tutto questo è già possibile. E’ invece un primo tentativo di effettuare la sintesi tra organismi biologici e sistemi artificiali, come previsto nei romanzi di fantascienza di William Gibson. Il cyborg in questione infatti ha un chip che sostituisce alcune funzioni del cervello, che risponde agli stimoli e alle sollecitazioni di altre aree cerebrali e della periferia del corpo, e che viene comandato in modo autonomo. Si tratta dunque di uno strumento flessibile, che consente una modellazione dello stimolo, che viaggia in entrambe le direzioni, e non solo verso o dall’oggetto.
Cervello artificiale. Per ora il cyborg è un ratto, ma visti i primi risultati, è molto probabile che la tecnologia utilizzata possa essere poi estesa anche agli umani.
Un gruppo di scienziati dell’Università di Tel Aviv ha infatti messo a punto un cervelletto artificiale che riceve stimoli dal cervello e, dopo averli interpretati, li rimanda alle regioni interessate , e da lì agli arti, per produrre un movimento. Il cervelletto infatti è l’organo preposto alla coordinazione e apprendimento dei movimenti, regolazione del tono muscolare.
L’esperimento è stato svolti su ratti ai quali erano state disattivate le connessioni tra cervello e cervelletto. In questa situazione, erano incapaci di imparare e compiere semplici azioni, quelle tipiche a cui sono sottoposti i ratti in laboratorio: per esempio imparare a strizzare gli occhi quando un campanello viene fatto suonare. Per svolgere questo piccolo sforzo, il ratto deve imparare il riflesso motorio, ovvero la risposta automatica relativa a un comando impartito dal sistema nervoso. Ma ovviamente senza l’azione di mediazione del cervelletto non riesce a portare a termine il compito. Una volta che il cervelletto artificiale è stato collegato esternamente, le funzioni sono state ripristinate, e i ratti sono riusciti a reagire.
Un gruppo di scienziati dell’Università di Tel Aviv ha infatti messo a punto un cervelletto artificiale che riceve stimoli dal cervello e, dopo averli interpretati, li rimanda alle regioni interessate , e da lì agli arti, per produrre un movimento. Il cervelletto infatti è l’organo preposto alla coordinazione e apprendimento dei movimenti, regolazione del tono muscolare.
L’esperimento è stato svolti su ratti ai quali erano state disattivate le connessioni tra cervello e cervelletto. In questa situazione, erano incapaci di imparare e compiere semplici azioni, quelle tipiche a cui sono sottoposti i ratti in laboratorio: per esempio imparare a strizzare gli occhi quando un campanello viene fatto suonare. Per svolgere questo piccolo sforzo, il ratto deve imparare il riflesso motorio, ovvero la risposta automatica relativa a un comando impartito dal sistema nervoso. Ma ovviamente senza l’azione di mediazione del cervelletto non riesce a portare a termine il compito. Una volta che il cervelletto artificiale è stato collegato esternamente, le funzioni sono state ripristinate, e i ratti sono riusciti a reagire.
Il futuro dell’ippocampo. E’ chiaro che poco interessa per ora permettere a un uomo di eseguire un comando istintivo in seguito a uno stimolo sonoro. Ma la ricerca ha dimostrato che non solo è possibile collegare elettricamente un apparecchio al cervello, ma che lo stimolo può essere interpretato correttamente e può circolare in entrambi sensi dalla fonte alla periferia. La prossima sfida sarà capire come agire in cervelli e azioni più complesse, che coinvolgono aree più vaste del cervelletto. Una volta stabilito il principio di funzionamento infatti sarà possibile sostituire anche aree dell’ippocampo o della corteccia visiva, e, forse, aiutare persone colpite da ictus, o da danni cerebrali. Ma come spesso avviene con le notizie scientifiche, per ora è meglio dimenticare tutto: il cyborg umano resta un personaggio del futuro. Secondo i ricercatori ci vorranno almeno altri vent’anni.
molto interessante! spero possa aiutare le persone colpita da ictus o alzheimer o parkinson. ma che impressione il topolino con gli elettrodi nella testa
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